| Sono sporco. |
| I pidocchi mi rodono.
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| I porci, quando mi guardano vomitano.
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| Le croste delle labbra hanno squamato la mia pelle,
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| coperta di un pus giallastro.
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| Non conosco l’acqua dei fiumi ne la rugiada delle nubi.
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| I miei piedi hanno messo radici nel suolo e compongono, fino al ventre,
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| una sorta di vegetazione viva,
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| piena di ignobili parassiti
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| che non e piu carne e non deriva ancora dalla pianta.
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| Eppure il mio cuore batte.
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| Ma come potrebbe battere se la putredine e le esalazioni
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| del mio cadavere non lo nutrissero in abbondanza?
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| Sotto l’ascella sinistra si e stabilita una famiglia di rospi
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| e quando uno di essi si muove mi fa il solletico
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| state attenti che non ne scappi uno e non venga
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| a grattarvi con la bocca l’interno dell’orecchio:
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| poi, sarebbe capace di entrarvi nel cervello
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| Sotto l’ascella destra c’e un camaleonte che da loro una caccia perpetua
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| per non morire di fame:
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| ognuno deve vivere
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| Ma quando un partito sventa completamente le astuzie dell’altro
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| non trovano di meglio da fare che lasciarsi in pace a vicenda
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| e succhiano il grasso delicato che mi ricopre le costole:
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| ci sono abituato
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| Una vipera malvagia ha divorato la mia verga e ne ha preso il posto
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| Due piccoli istrici, che non crescono piu, hanno gettato a un cane,
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| che non ha rifiutato l’interno dei miei testicoli:
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| e si sono sistemati all’interno dell’epidermide, lavata con cura…
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| L’ano e stato intercettato da un granchio; |
| incoraggiato dalla mia inerzia,
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| con le sue chele fa la guardia all’ingresso, e mi fa molto male!
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| Non parlate della mia colonna vertebrale, perche e una spada
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| Desiderate sapere, non e vero, come mai sia piantata
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| verticalmente nelle mie reni?
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| Neppure io lo ricordo molto chiaramente.
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| Tuttavia, se mi decido a considerare un ricordo cio che forse
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| non e altro che un sogno
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| sappiate che l’uomo, quando ha saputo che avevo
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| fatto voto di vivere con la malattia
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| finche non avessi vinto il Creatore, cammino, dietro di me,
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| in punta di piedi,
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| ma non cosi piano da non essere udito
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| Non percepii piu niente, per un istante che non fu lungo.
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| Questo pugnale acuminato penetro fino all’impugnatura tra
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| le due spalle del toro delle feste
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| e la sua ossatura fremette come un terremoto.
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| La lama aderisce con tale forza al corpo che nessuno finora
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| e riuscito ad estrarla:
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| gli atleti, i meccanici, i filosofi, i medici…
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| hanno tentato, volta a volta, i mezzi piu diversi
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| Non sapevano che il male che l’uomo ha fatto non puo essere disfatto
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| Viandante, quando mi passerai accanto, non rivolgermi,
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| te ne supplico la minima parola di consolazione:
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| indeboliresti il mio coraggio
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| Lascia che io riscaldi la mia tenacia alla fiamma del martirio volontario…
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| vattene
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| Posso ancora fare un' escursione fino alle muraglie del cielo
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| alla testa di una legione di assassini
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| e tornare ad assumere quest’atteggiamento per meditare, di nuovo
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| sui nobili progetti della vendetta |